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martedì 10 ottobre 2017

Islanda ai mondiali, un urlo tenuto in gola per quattro lunghi anni

Tremano i polsi a scrivere "Islanda ai Mondiali". Tremano perché molti di noi seguono i vichinghi fin da bambini, quando internet andava con la 56k e per trovare qualcosa sull'Islanda bisognava frugare fra gli articoletti di fondo della Gazzetta o sul Guerin Sportivo.

Trema anche la voce perché l'urlo di ieri sera lo abbiamo in gola da quattro anni, da quella maledetta notte di Zagabria dove la Croazia andò ai mondiali festeggiata da cori nazisti. Trovarsela nell'urna poteva essere l'ennesima beffa, invece saranno i croati a passare per le forche caudine dei playoff, dopo aver affrontato il girone più equilibrato e competitivo del raggruppamento UEFA: era l'unico con ben quattro squadre ad aver partecipato alla fase finale degli ultimi europei (Turchia e Ucraina oltre le già citate Islanda e Croazia) e altre due comprimarie, Finlandia e Kosovo, di tutto rispetto.

Foto di Tomasz Kolodziejski (RUV)

Su Freezeland abbiamo analizzato i principali ingredienti di questo miracolo sportivo: numeri e cultura sportiva, giovani e staff, tranquillità nelle scelte tecniche e tattiche. Qui ne sintetizziamo tre:

- la cosiddetta "generazione d'oro" del calcio islandese. Per intenderci, ben otto giocatori titolari ieri sera contro il Kosovo, lo erano anche quattro anni fa in quel di Zagabria. Diventano dieci contando che Alfreð Finnbogason è subentrato nella ripresa ed Emil Hallfreðsson era subentrato a Zagabria. 

I nuovi innesti erano due: il terzino ex Juve Hörður Björgvin Magnússon al posto di Ari Freyr Skúlason (comunque in panchina) e la punta del Reading Jón Daði Böðvarsson al posto di Sua Maestà Eiður Guðjohnsen che ha appeso gli scarpini ai chiodi negli scorsi mesi.
Un record di lungimiranza e programmazione, che fa anche un po' sorridere se pensiamo agli oltre cinquanta convocati da Ventura in poco più di un anno da ct.

- lo staff tecnico, capeggiato da Heimir Hallgrímsson. Heimir è nato nell' "arcipelago del calcio": le Vestmannaeyjar. Da questo pugno di isole, abitate nella sola Heimaey da poco più di 4.000 persone, è uscito un numero impressionante di componenti della nazionale, sia maschile che femminile. La sua carriera da allenatore, dal 1999 al 2013, è trascorsa tutta sulla panchina della squadra locale, il mitico IBV.

E' stato il fedele vice di Lars Lagerbäck che, dal 2012 al 2016, è stato un altro degli alchimisti di questo successo. Se Lagerbäck aveva già un notevole curriculum internazionale, costruito sulla panchina della Svezia, per Heimir si storceva il naso per la mancanza di esperienza. Che dire, il dentista con l'hobby del calcio si è tolto lo sfizio di portare l'Islanda ai Mondiali ed essere la nazione più piccola ad averci mai partecipato.

- il Laugardalsvöllur, il tempio del calcio islandese, dal 1959 ospita le partite della nazionale. Ha 15.000 posti a sedere ed è considerato piccolo rispetto alla media degli stadi europei, ma emana un'atmosfera unica al mondo, orchestrata dagli Stuðningssveitin Tólfan, i "nostri ragazzi" che con un ritmo pacato e incessante sostengono i loro beniamini dal riscaldamento all'ingresso nelle docce.

Il 14 agosto 2013 è iniziata una serie casalinga di sedici partite senza sconfitte, condita da ben 13 vittorie, 3 pareggi, 12 volte senza subire reti. Numeri da grande.

La partita di ieri sera è stata una conseguenza di tutto questo. Nessuna novità tecnica né tattica: palla al Kosovo che alla fine otterrà il 57% di possesso palla e un paio di conclusioni nell'arco dei novanta minuti. Islanda pronta a ripartire in maniera micidiale, a volte un po' imballata dall'emozione (poche incursioni fino alla mezzora) e dalla frenesia della festa, con Jóhann Berg Guðmundsson allo scadere col punteggio già sul 2-0. Il resto è solo festa e un fortissimo urlo, tenuto in gola per quattro lunghi anni.

Qui di seguito potete vedere un video realizzato dalla RUV (la televisione pubblica islandese) che ripercorre gli ultimi anni della nazionale nord atlantica, dall'assunzione di Lars Lagerbäck come Ct nel 2011 alla sfiorata qualificazione al mondiale brasiliano, dalla cavalcata ad Euro 2016 fino alla memorabile giornata di ieri sera.

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